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Visualizzazione post con etichetta Roma. Mostra tutti i post

mercoledì 14 ottobre 2015

IostoconErri: Il mondo della musica con Erri De Luca

Un gruppo nutrito di artisti e di attori si è stretto intorno allo scrittore e poeta Erri De Luca in occasione di un concertone tenuto l'8 ottobre al Monk Club di Roma.

di Adriano Bellucci

L'evento ha avuto lo scopo di testimoniare la solidarietà e il supporto allo scrittore sottoposto a processo presso la procura di Torino per le sue opinioni relative alla TAV espresse nel corso di alcune interviste.

Erri De Luca rischia una condanna a 8 mesi per alcuni concetti espressi relativi al sabotaggio dell'alta velocità in cui il procuratore ha voluto ravvisare gli estremi del reato di istigazione a delinquere.

L'evento è stato organizzato da Francesco Fiore della Med Free Orkestra, da ICompany, da Cristiana Piraino e da Gino Castaldo e ha visto l'adesione quasi immediata di decine di artisti sotto varie forme, dal sostegno, al contributo video fino alla performance dal vivo al Monk Club. Nel contesto del club capitolino si sono esibiti artisti del calibro di Nicky Nicolai, Stefano di Battista, Roy Paci, Fabrizio Bosso, Diodato, Rita Marcotulli, Maria Pia De Vito, Tetes De Bois, Francesco Forni, Ilaria Graziano, Kutso, Orchestra di Piazza Vittorio.

A questi artisti si sono aggiunti vari progetti inseriti nei generi folk, jazz, cantautori, hip hop e rock indipendente.

Ad elencarli tutti ZY Project, Mammoth, Mancusi e Gagliarini, Leo Folgori, Edoardo De Angelis, Pino Marino, Leo Pari, Sara Jane Ceccarelli, e infine Piotta insieme a Daniele Coccia e Alessandro Pieravanti del Muro del Canto. A chiudere la Med Free Orkestra che nel corso della serata è più volte salita sul palco ad accompagnare i musicisti.

IostoconErri e lo slogan "le parole non si processano, le parole si liberano" hanno rappresentato il denominatore comune di tutti gli interventi a ribadire il supporto a Erri De Luca contro un processo che sembra più incentrato su un reato di opinione che su una reale istigazione verso terzi a compiere reati.

Lo scrittore, presente alla serata, in un paio di interventi ha messo l'accento sul valore simbolico del processo intentato su reati che non si contestavano dall'epoca della fine del fascismo.

«Mi metteranno sul banco degli imputati e ci saprò stare. Vogliono censurare penalmente la libertà di parola. Processarne uno per scoraggiarne cento: questa tecnica che si applica a me vuole ammutolire. È un silenziatore e va disarmato»

mercoledì 23 settembre 2015

WAR IS OVER! L’Italia della Liberazione nelle immagini dei U.S. Signal Corps e dell’Istituto Luce

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Attraverso la selezione di circa 140 immagini, anche inedite, e filmati d’epoca si svolge la narrazione della seconda guerra mondiale attraverso i suoi protagonisti, italiani e americani.

Due diverse visioni della Liberazione, in bianco e nero e a colori, due modalità parallele di rappresentazione della guerra e della pace futura si alternano e combinano in un originale confronto tra le immagini dell’Istituto Luce e le fotografie dei Signal Corps

In mostra a Roma fino al 10 gennaio 2016

Interverranno

Giovanna Marinelli, Assessore alla Cultura e allo Sport
Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali
Roberto Cicutto, Presidente e Amministratore Delegato Istituto Luce-Cinecittà
Mario Panizza, Rettore Università Roma Tre

Saranno presenti

Federica Pirani, Dirigente UO Musei d’Arte Moderna e Contemporanea
Enrico Bufalini, Direttore Archivio Storico Istituto Luce-Cinecittà

I curatori Gabriele D’Autilia ed Enrico Menduni accompagneranno i giornalisti in visita alla mostra


WAR IS OVER!

L’Italia della Liberazione nelle immagini dei U.S. Signal Corps e dell’Istituto Luce, 1943-1946

Venerdì 25 settembre, ore 11.00
Museo di Roma - Palazzo Braschi
Ingresso da Piazza Navona, 2 e da Piazza San Pantaleo, 10


Per ulteriori informazioni e accrediti:

Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura                               
Chiara Sanginiti (+39) 06 82077386(+39) 340 4206787 c.sanginiti@zetema.it

Ufficio Stampa Istituto Luce-Cinecittà
Marlon Pellegrini  (+39) 06 72286407(+39) 334 9500619 m.pellegrini@cinecittaluce.it

venerdì 18 settembre 2015

Storie #2/7 – Magnifiche Presenze. Reportage di Mauro Navarra

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«Tanti sono stati gli stranieri che dal settecento hanno incluso come meta principale dei loro viaggi all’estero Roma “la città eterna”. E molti di questi sono rimasti qui o per l’incanto che hanno provato e che li ha spinti a non ripartire o per la disgrazia di finire la loro vita sulla terra italiana per malattie o incidenti come i due grandi poeti romantici inglesi John Keats e Percy Bysshe Shelley»

Reportage di Mauro Navarra in Storie #2 >>

giovedì 21 maggio 2015

Hidden Identity - The Italian-Chinese community in Prato

Un evento imperdibile alla Casa dei Raccontastorie di Shoot4Change a Roma

Venerdì 22 maggio Francesco Arese Visconti (fotografo e accademico della Webster University di Ginevra) presenta i suoi ultimi lavori sulla comunità Italo-Cinese di Prato: il libro "We, Prato - Youth in transformation" e il lavoro "Hidden Identity - The Italian-Chinese community in Prato."

Il tema della seconda generazione cinese in Italia non è ancora stato approfondito e il lavoro fotografico e di ricerca di Francesco è un'occasione rara per conoscerlo.

Agli scatti si accompagna una ricerca psicosociale che si compone di interviste sul senso di appartenenza e di identità delle nuove generazioni, e di un reportage video.

Il progetto, da cui è nato anche l'omonimo libro edito dalla Edizioni Sui, è stato in mostra a Ginevra per poi rientrare nel filone di ricerca sociale della Webster University - della quale Arese Visconti è docente - che porta il nome di 'Hidden Identity Project – The Italian-Chinese community in Prato'.

We Prato - Hidden Identity Project/
Presentazione a Roma c/o Shoot4Change/
Venerdì 22 maggio dalle ore 17
via del Mandrione 105, 00181 Roma
Ingresso libero

PROGETTO: https://hiddenidentityproject.wordpress.com/

lunedì 18 maggio 2015

Storie #1/2 - Vite in bilico a Tor Bella Monaca


La vita di chi trasforma giorno per giorno una periferia degradata in un luogo di condivisione e resistenza culturale, la resistenza degli anziani e dei disabili, la lotta per rivendicare i propri diritti di cittadini. La quotidianità nel quartiere a più alta concentrazione di disiagio sociale della capitale.

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Il quartiere di Tor Bella Monaca - vai alla gallery >>

giovedì 23 aprile 2015

L'Urlo Indifferente. Stefano Cioffi al Museo di Roma in Trastevere




Il Museo di Roma in Trastevere ospita dal 13 maggio al 21 giugno una mostra dedicata alla Grande Guerra: un progetto fotografico di Stefano Cioffi che ripercorre i luoghi raccontati dal diario di guerra del naturalista e geografo Giovanni De Gasperi, morto in battaglia nel 1916.

Divenuto famoso da giovanissimo per un’avventurosa spedizione nella Terra del Fuoco, all’inizio della guerra De Gasperi fu arruolato come ufficiale degli alpini e schierato con le sue truppe sul passo di monte Croce, tra Coltrondo e Padola, nel Comelico.

Il suo diario, pubblicato per volontà della famiglia nel libro che accompagna la mostra, affascina per la lucidità con cui descrive un fronte di guerra comunque in grado di suscitare riflessioni sulla natura e sul paesaggio.

Così Maurizio de Bonis, curatore della mostra:

"Cioffi lascia che il suo sguardo ci racconti l’imperscrutabile complessità della situazione ambientale e la deriva di una coscienza umana che ha cancellato il concetto di convivenza civile; e in più allude compostamente alla brutalità con la quale l’uomo ha violato il linguaggio della natura. Le immagini che fermano l’imbrunire o che ci mostrano l’arrivo di un’inquietante bruma permettono al fotografo di narrare visivamente la frattura tra umanità e natura.
Proprio all’interno di questa contraddizione, così ben messa a fuoco, è rintracciabile il precipizio infinito della stoltezza dei comportamenti umani e della separazione totale tra Storia e Natura, tra dimensione politica della società e dimensione astorica e significante del mondo."

@Antonietta Usardi

mercoledì 15 aprile 2015

Le Fogne di Parigi al Museo di Trastevere



Fino al 27 aprile il Museo di Trastevere ospita una mostra dedicata ad un volto poco conosciuto di Parigi, quello delle fogne.

Si chiama Ici- Bas. Le Fogne di Parigi e ci porta, grazie alle fotografie di Selene de Condenat negli abissi della Ville Lumière.

Dalla loro organizzazione alla fine del 1700, les égouts, le fogne parigine non sono mai state visitate da nessun fotografo: Sélène de Condat ha trascorso sei mesi nel ventre di Parigi insieme ai suoi fognaioli: ombre, di luci, di stalattiti di chiffons, sculture di rifiuti, acque e luoghi scuri, donne e uomini che – come Ulisse – scoprono ogni giorno una nuova meta.

La mostra Ici-Bas. Le fogne di Parigi -  è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura e al Turismo – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, dal Comune di Parigi e dall'Institut Français Italia a cura di Jean Yves Quierry e Pierre Higonnet con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura 


@Antonietta Usardi

martedì 7 aprile 2015

FALSIMOVIMENTI – mostra collettiva a Palazzo Cenci, Roma

Domenica 12 aprile dalle ore 18.00 alle 22.00
l’associazione culturale Falsimovimenti in collaborazione con Icbie Europa Onlus
presenta:

FALSIMOVIMENTI
FOTOGRAFIA
2015

mostra collettiva di fotografia
aperitivo / musica

INGRESSO GRATUITO

Nella storica sede della Rhode Island School Of Design di Palazzetto Cenci (Piazza Cenci) potrete partecipare alla nascita di Falsimovimenti, una associazione che ha come obiettivo la diffusione delle arti visive, in particolare la fotografia e l’audiovisivo attraverso la realizzazione di mostre, workshop e progetti multimediali.

L’evento sarà costituito da una mostra nella quale saranno esposte immagini di diversi fotografi: scatti che rivelano una diversità di sguardi in un’intrinseca circolarità, attraverso echi e suggestioni che raccontano mondi lontani e vicini….

Alla mostra partecipano Federico Annicchiarico, Patrizia Belotti, Monica Bernardi, Taneisha Berg, Valerio Bispuri, Matteo Del Bò, Sylvie Dominique, Alberto Guerri, Luigi Ieluzzo, Maricetta Lombardo, Marco Palladino, Marco Pighin, Vincenzo Porfilio e Antonello Veneri.

Nel corso della serata si darà spazio alle improvvisazioni musicali del saxofonista jazz Andrea Polinelli.

EVENTO: FALSIMOVIMENTI FOTOGRAFIA 2015 - domenica 12 aprile

CONTEST! chi farà la tessera dell'associazione FALSIMOVIMENTI riceverà in omaggio una stampa fotografica.

CONTEST! chi farà la tessera dell'associazione FALSIMOVIMENTI riceverà in omaggio una stampa fotografica. Per...

sabato 31 gennaio 2015

Fotografare ai live – Workshop di fotografia by Fotobiettivo

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Non c'è niente di più piacevole di portare a casa un bello scatto dal concerto del musicista che più ci piace o anche voler realizzare un intero servizio su un evento live, un concerto o uno spettacolo in teatro. Eppure gli automatismi della fotocamera non bastano per ottenere le stesse immagini realizzate dai professionisti, anche un'attrezzatura professionale non è sufficiente, occorrono molti accorgimenti e una postproduzione apposita.

Quale che sia la vostra aspirazione, anche, perché no, farne un lavoro in futuro, questo workshop è per voi. Il corso è breve e intensivo, si rivolge a principianti e fotografi esperti, infatti si viene seguiti individualmente. Affronta la scelta di ottiche idonee, la tecnica fotografica, i piccoli segreti per trovare lo scatto sotto il palco, la difficile postproduzione delle fotografie ai live.

Per garantire il massimo della qualità si accettano un numero massimo di 5 iscritti a ogni workshop di questo tipo.

IL WORKSHOP SI TIENE A ROMA

EVENTO SU FACEBOOK
EVENTO-LIVE

Per tutti i dettagli telefonare al 320 8937525

ARTICOLO:
Fotografia a teatro e ai concerti, fotografare in condizione di poca luce e senza poter utilizzare flash e/o treppiede oppure senza l’ausilio di teleobiettivi molto luminosi.

 

martedì 20 gennaio 2015

Food. Il Futuro del Cibo a Palazzo delle Esposizioni


  
Food. Cibo. 

Una mostra di National Geographic a Roma (Palazzo delle Esposizioni) racconta fino al 1 marzo il cibo e l'alimentazione a 360° in giro per il pianeta. 

Novanta immagini che illustrano la più grande sfida del 21° secolo: nutrire tutti - nel 2050 la popolazione mondiale sarà di 9 miliardi- in modo sostenibile

Un mondo oggi dolorosamente spaccato a metà: una parte del pianeta soffre i problemi legati alla sovralimentazione (tumori, malattie cardiache, obesità); l'altra, invece, muore di fame. 

Il futuro del cibo e tutte le problematiche ad esso connesse si mostrano prepotentemente attraverso le immagini: l'impatto dell'agricoltura e dell'allevamento di bestiame sulle acque, sul clima, sul territorio, sulle foreste; l'incremento esponenziale dell'acquacoltura; l'inquinamento e la depredazione sistematica del territorio ma anche lo spreco alimentare e la fame.

Conclude il percorso espositivo una riflessione sulla tanto attesa rivoluzione verde. 

by MilanoMagazine

giovedì 11 settembre 2014

Il lavoro nella Stazione di Centocelle – Mostra Fotografica

Una ricerca fotografica realizzata nel 1998 da Pasquale Aiello ed Antonio De Carolis, fotografi romani appartenenti al Gruppo Fotografico MIT (inserito nel D.L. Motorizzazione del Ministero dei Trasporti) che opera con progetti e ricerche fotografiche dal 1990, dà vita oggi a una mostra fotografica che si inaugura il 18 settembre alle ore 17.00 presso la Casa della Cultura Via Casilina 665

Come nasce questa mostra? Con cadenza regolare, e per quasi un anno, sono state fotografate le strutture della stazione ed i lavoratori operanti nell’area della stazione di Centocelle. L’idea guida  dei fotografi era quella di raccontare il lavoro svolto all’interno della stazione, sia quello effettuato nelle officine che quello sui treni in manovra. Inoltre, durante le sessioni di ripresa, nel contatto diretto, nei dialoghi  e nell’operatività quotidiana, Pasquale Aiello ed Antonio De Carolis hanno percepito (e ritenuto importante sottolineare) il senso di appartenenza delle maestranze a tutti i livelli.

Per il linguaggio utilizzato e l’accento posto su alcuni aspetti, la ricerca sicuramente riesce a rappresentare iconograficamente coloro i quali “stanno dietro (le linee)” il funzionamento di una linea di trasporto su ferro e che con il loro lavoro creano le condizioni per il suo esercizio quotidiano.

Ricerca fotografica, certo, su modalità lavorative da contestualizzare al 1998, tuttavia sempre occasione per un forte sostegno e valorizzazione di questo tipo di trasporto.

Il progetto, ad oggi, non è mai stato esposto pubblicamente.

INFO: http://gruppofotograficomit.weebly.com/mostra-il-lavoro-nella-stazione-di-centocelle.html

venerdì 27 settembre 2013

Le mutazioni – un progetto presso la Casa delle Letterature sui percorsi interpretativi delle arti

clip_image002Viene abbastanza normale far seguire alla parola “mutazioni” l’aggettivo “genetiche e, solitamente, con questa forma si vuole indicare qualcosa che ha avuto uno profondo scostamento dalla sua origine.

La CASA DELLE LETTERATURE di Roma ha avviato un Progetto che intende scrutare i processi di mutazione, in questo caso della Capitale, fissandone l’origine e poi, con un percorso comparativo di lettura e interpretazione dell’odierno, far emergere una non superficiale riflessione sulla consistenza delle trasformazioni.

“L’esperimento” ha una procedura non asettica e si ancora su elementi non neutri che coinvolgono da subito le sensibilità umane più complesse e avvolgenti. L’origine degli elementi mutati viene fissata nella lettura e interpretazione che di questi hanno fatto i grandi autori letterari del novecento e la rilettura viene condotta con strumenti altrettanto sensibili e di forte caratterizzazione interpretativa quali la fotografia, la pittura, i video arte e i documentari visivi.

venerdì 20 settembre 2013

Un ragazzo africano tra tanti. Un venditore ambulante racconta la sua storia

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Mamadou è un ragazzo senegalese di 30 anni che come molti ambulanti si aggira con i suoi oggetti colorati tra la gente distratta della metropoli. E’ un centro commerciale il luogo in cui lo incontriamo, un luogo pieno di luci natalizie e di folla nervosa che ondeggia ipnotizzata tra negozi di vestiti e oggetti per la casa. Fuori di retorica c’è un che di dissonante tra i volti stressati dallo shopping domenicale, nel frenetico periodo commerciale di Natale...anticipato e il sorriso spontaneo di questo ragazzo africano che dopo un anno in Italia riesce a dire solo qualche parola nel nostro idioma ma si illumina totalmente quando gli chiedi della sua vita, in inglese, che padroneggia abbastanza bene avendolo imparato quando in Africa lavorava con i turisti.

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Mamadou vende i classici manufatti provenienti dall’Africa, collanine, monili e quelli più sofisticati, la motocicletta intarsiata nel legno, che sfoggia sempre con orgoglio, e le percussioni, che acquisto volentieri ricordandomi da dove proviene la mia antica passione per la batteria. Mi stupisce raccontandomi del suo lavoro che, in patria, era l’artigiano. Le costruiva lui stesso queste percussioni. Ora gliele mandano per venderle.

La sua socialità semplice e la voglia di parlare anche solo per guardarsi in faccia ed essere visto da qualcuno sono cose che ti catturano, è un’umanità distillata in espressioni che rispondono solo a una cosa: avere in mano la propria vita. Mamadou è un uomo povero ma libero. Non incolpa il mondo per la sua condizione, anche se dal suo paese è andato via per sottrarsi tra l’altro alla guerra. La sua frase mi cattura, quando gli chiedo più volte: allora, com’è la tua vita? Una domanda da occidentale ovviamente...la sua risposta si potrebbe tradurre così: mezzo e mezzo, o il nostro non mi lamento, si va avanti. Ma è un’altra cosa, lo dice con il sorriso, con la consapevolezza di un uomo del mondo, che non si fa troppe domande vuote. Che non si chiede sempre che cosa sia la felicità, né cosa gli manchi per raggiungerla. E’ la sua vita e basta. Ovviamente non se la immagina così per sempre.

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Ha costruito una rete di assistenza, tra amici e parenti che vivono a Roma e, mi dice, si sente protetto. Ma ancora una volta è una mia domanda un po’ vuota a indurre una risposta, non sembra turbato dal fatto di essere straniero e precario in una società consumistica e individualistica. Non ha più molti legami con la sua patria, non ha più una famiglia lì, i suoi pochi parenti stretti vivono a Roma. E’ chiaro che non deve essere facile riuscire a sbarcare il lunario in questa città dove si fa fatica ad arrivare a fine mese, ma lui ce la fa, in qualche modo. Evidentemente è possibile per tutti.

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Usciti dal centro commerciale viene intercettato da due ragazzotti spigliati che con faccia tosta gli chiedono in regalo due braccialetti, glieli dà immediatamente e sorridendo. Potremmo fare tante congetture sul significato di questo episodio, tanti parallelismi con la povertà d’animo di chi ha molto ma pensa sempre che gli manchi qualcosa e chi ha davvero poco ma ride. Cose che ti fanno venire il mal di pancia, ma ancora una volta sono mie proiezioni da occidentale.

E’ così che Mamadou vive la sua vita, incontra poi un suo amico che fa lo stesso lavoro e sono mille sorrisi, veri sorrisi, un’abitudine, magari difensiva in certe circostanze, ma di chi risponde col sorriso sempre a un incontro, quale che sia. Il sospetto, ancora una volta è che al confronto con quanto lasciato tutto questo sia un modo di vivere meno minaccioso. E’ qualcosa che si intuisce solo, ma di fondo c’è anche il desiderio di muoversi, di non immaginarsi la propria vita come una gabbia solo perché la sorte ti ha messo lì dentro. E’ questo che ti dice, ci parla dei suoi progetti come di cose che avverranno, semplicemente avverranno.

Non tutti prendono e partono, non tutti se ne vanno. Tendiamo a dimenticare troppo facilmente che gli africani che incontriamo nelle nostre città molto spesso sono un’élite. Alcuni anche culturale, altri solo per vocazione e consapevolezza. Sguardi miti ma non rassegnati, volti sereni quanto basta, cittadini del mondo, loro sì.

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Ci ho messo molto del mio in questo incontro, che ho voluto vivere senza alcuna pretesa giornalistica, un incontro che avviene al momento giusto, come una riprova che basta uscire e vestirsi solo con la voglia di vedere, ascoltare, sorridere e dimenticare ciò che crediamo ci manchi...per essere ripagati dalla semplicità dirompente di chi non ha niente ma ti riempie il cuore con un sorriso.

Il mio amico, altro protagonista silenzioso di questo episodio, è folgorato. I suoi problemi affettivi che ne avevano spento lo sguardo altrimenti sempre molto solare, spariscono di colpo, il suo rispecchiamento con un ragazzo che viene da così lontano è totale. Finisce con attribuirgli virtù quasi eroiche, di chi è libero e ha il potere di scegliere, di chi guarda avanti con fiducia, cose che lui sta imparando a difendere con orgoglio in un mondo opulento e pavido.

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Vorrei dissuaderlo, dargli il mio punto di vista, che forse è sempre troppo cinico, di un cinismo esteriore in parte, acquisito nella vita. Ma non lo faccio. Non credo affatto nel “mito del buon selvaggio” riproposto sempre da una cultura occidentale troppo alla riscoperta di cose ovvie. Credo davvero che gli uomini siano tutti identici, coraggiosi o meschini a seconda delle circostanze. Ma stavolta non riesco a sentirmi nel giusto. Si salutano con un grande e spontaneo abbraccio. Io semplicemente non ci riesco.

©2013 www.fotobiettivo.it  – all rights reserved



Three colors for everything and an African boy among many

social reportage by M.Palladino
Mamadou is a Senegalese young man of 30 years who, like many street vendors here, hovers with his colored objects among the distracted people of the metropolis. It 's a commercial center the place where we meet him accidentally, a place full of Christmas lights and nervous crowd swaying hypnotized between clothing stores and items for the home. Out of rhetoric, there is something dissonant between these faces stressed by the shopping on Sundays, in the busy Christmas shopping period (too early opened) and the spontaneous smile of this African boy who, after a year in Italy, only manages to say a few words in our idiom but lights completely when asked about his life, in English, which he has mastered quite well having learned it when working in Africa with tourists.

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Mamadou sells the classical artifacts from Africa, necklaces, jewelry and more sophisticated ones, the motorcycle, inlaid in the wood, that he shows off with pride, and the percussions, that I happly purchase remembering where it came from my old passion for the drums. It amazes me by telling me of his work, that at home was the craftsman indeed. He constructed himself these drums. Now they send them to him to be sold in the streets.

His simple socializing smile and wish to talk maybe just to look at each in the eyes and to be seen by someone, these are things that capture you, his humanity is distilled in expressions that only respond to one thing: he is owner of his life. Mamadou is a poor  man but a free one. Does not blame the world for his condition, even though he went away from his country to escape the war, among other things. His phrase catches me, when I ask again: So how is your life? A question from western point of view, of course ... his response could be translated as follows: half and half, or I'm not complaining, it goes on. But it sounds different here, he says it  with a smile, with the awareness of a man of the world, who is not asking himself too many blank questions . Who does not always keep asking what happiness is, nor what he lacks to reach it. This is his life and that's all. Obviously he is not resigned to this way forever.

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He built a network of support, including friends and relatives who live in Rome and, he says, he feels protected. But again my question is a bit 'empty’ and induced to a response by someone who does not seem troubled by the fact of being a foreigner and precarious man in a consumer and individualistic society. He no longer has many ties with his homeland, no longer has a family there, his few close relatives live in Rome. It 's clear that it must not be easy to be able to make it in this city where it is hard for many to live in wellfare, but he makes it, in some way. Obviously it must be possible for everyone then.

After leaving the hall he is intercepted by two rude boys that ask him a gift of two bracelets, he's giving them immediately and with a smile. We could do a lot of speculation about the significance of this episode, many parallels with the poverty of mind of those who have much but always think that something is missing and those who have very little but smile. Things that make you have a stomach ache, but once again these are my projections, from a Western point of view. It 's so that Mamadou lives his life.

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After this, he meets a friend who does the same job and there are a thousand smiles between them, real smiles, a habit, even defensive in certain circumstances, but of who always responds with a smile to a meeting, whatever that is. The suspect, once again, is that in comparison with what he has left all this must be a less threatening way of life . It 's something that we can only imagine, but basically you see also the desire to move, not to imagine own life as a cage just because fate has put you there. That 's what you say yuourself, he simply talks about his projects as of things that will happen, just will take place.

Not all people from Africa take their life and go away, not everyone does it. We tend to forget too easily that the Africans we encounter in our cities often are an elite. Cultural elite sometimes, others only by vocation and awareness. So they look: mild but not resigned, serene faces, citizens of the world, indeed.

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I put a lot of me at this spontaneous encounter that I live without any journalistic pretense, a meet that takes place at the right time for me, as a proof that the right thing is always to just go out and to be  dressed only with the desire to see, hear, smile and forget what we believe we miss ... to be rewarded by the simplicity  of those who have nothing but fill your heart with a smile.

My friend, another silent protagonist of this episode, is amazed by the meet. His emotional problems that had  troubled his face, otherwise always very cheerful, suddenly disappear , his reflection with a guy who comes from so far away is total. He finishes with attributing to Mamadou some almost heroic virtues, those of who is free and has the power to choose, who is able to always look ahead with confidence, things that he is learning to defend with pride in a world full of opulent and scared people.

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I would like to dissuade him, to give him my point of view, which is perhaps still too cynical, it’s a cynicism of the exteriority, acquired in my life. But I do not. I do not believe in the "myth of the noble savage" always revived by a Western culture aiming to the rediscovery of the obvious. I truly believe that men are all the same, brave or meserable depending on the circumstances. But this time I can not feel right. The two greet each other with a big and spontaneous hug. I simply can not.

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©2013 www.fotobiettivo – all rights reserved

























domenica 23 giugno 2013

FOTOGRAFIA DI MATRIMONIO – UNA SCELTA DIFFICILE

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E’ periodo di matrimoni, per i futuri sposi una delle ultime cose da organizzare (purtroppo direi) è la scelta del fotografo. Quasi sempre si finisce per affidarsi più al caso e al passaparola, se non solo a quel che costa meno (avendo già speso molto per tutto il resto).
A breve aggiungerò qualche nota a questo post per aiutare nella scelta del fotografo cui affidare un evento così importante e come districarsi tra gli stili (cosa fondamentale) e le tipologie, un tutorial rivolto stavolta non ai fotoamatori ma ai clienti, inesperti di fotografia.

Lo studio Fotobiettivo NON è specializzato in fotografia matrimonialista ma a richiesta (clienti selezionati) la facciamo. Soprattutto siamo tutti fotografi veri con anni di esperienza. Il nostro stile segue due scelte stilistiche:  “classico & reportage” oppure solo “reportage”.
Chi scrive è un fotografo di reportage, essendo la fotografia una passione che va aldilà del lavoro è questo lo stile che si sceglie a prescindere dal saper eseguire anche foto d’altro tipo….a me piace così.
Volete foto con pose hollywoodiane ed effetti speciali, colori assurdi e cuoricini rossi che colano sui bordi e altri effetti grafici? Avete sbagliato pagina
 Sorriso
Ecco un esempio del nostro stile…ATTIVARE HD (BASSO/DX)

domenica 25 novembre 2012

TEATROCOMBRICCOLA – Il mistero dell’assassino misterioso – Photogallery

VISUALIZZA NELL’ARCHIVIO FOTOBIETTIVO >>>

Un castello della campagna londinese, un misterioso maggiordomo, un pendolo, l'efferato omicidio di un'anziana contessa, un investigatore e gli stravaganti sospettati: ecco gli ingredienti per un perfetto giallo, dai toni brillanti, di chiara matrice anglosassone.

Il detective Mallory ha riunito nel salone principale del castello i sospetti assassini della Contessa Worthington... E' contesa un'eredità! Un inatteso accadimento cambia le dinamiche dell'indagine e sconvolge il prosieguo della commedia scatenando gli egoismi e le meschinità degli altri attori disposti a tutto pur di prendersi un applauso in più e di farsi notare dal produttore presente in platea.

I ritmi serrati, le battute oblique, l'onnipresente umorismo di situazione e non ultima la cornice del giallo rendono la commedia elettrizzante, esilarante, divertente... Insomma: da non perdere.Ancora uno sforzo da parte della compagnia TeatroCombriccola di esaudire le aspettative del suo pubblico che da anni segue con entusiasmo le commedie dirette dal duo Oddo & Gentile...

E’ uno spettacolo accattivante, leggero e divertente che si snoda attraverso colpi di scena e situazioni esilaranti interpretate dagli attori di TeatroCombriccola, che seppur amatoriale intrattiene con grande maestria. Da non perdere!

Personaggi e Interpreti:
Mallory (Tonino Oddo)
Ashton (Francesco Gentile)
Oscar (Fabio Sabbatini)
Margareth Worthington (Flavia Li Vigni)
Greta Grüzenzmeyer (Luana Mapelli)
Suggeritrice (Elisa Sallicandro)
Harry Worthington (Mirko De Mitro)

LINK A: TEATROCOMBRICCOLA