martedì 10 marzo 2015
Donne e Fotografia. Dorothea Lange. Sofferenza ed Estetica
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Lei è Florence Thompson.
Quando Dorothea Lange le scattò questa foto nel 1936, la donna si trovava a Nipomo (California) in un campo per raccoglitori di piselli, aveva trentadue anni e sette figli da nutrire.
Florence era una dei molti lavoratori migranti, che negli anni della Grande Depressione attraversavano gli Stati Uniti in cerca di lavori temporanei.
Questa Madonna proletaria, circondata dai figli e con lo sguardo lontano, fa parte di un impressionante lavoro che la fotografa svolse per l’FSA (Farm Security Administration) che l'aveva incaricata di registrare il movimento migratorio dei disperati verso la California tra il 1935 e il 1939.
L’intento giornalistico dell’intero corpus di immagini è innegabile.
Dorothea non si limita a scattare, ma fa interviste, aggiunge note e riflessioni personali, tiene memoria di chi fotografa e perché.
Della protagonista di Migrant Mother - questo il titolo dell'opera - possediamo molte informazioni, più di quante ne abbiamo per altre immagini di altri autori, allo stesso modo iconograficamente note.
Conosciamo il suo nome, la sua età, la sua residenza precaria.
Sappiamo che nel 1938 venne aperta una sottoscrizione pubblica per permetterle di curare il cancro che l'aveva colpita e che una delle sue figlie cercò qualche anno più tardi di impedire ulteriori pubblicazioni della fotografia.
Un lavoro di indagine e approfondimento che, in tal senso, diventerà completo grazie anche all’apporto del secondo marito, l’economista Paul Schuster Taylor, che vi aggiungerà statistiche e analisi dei dati.
Così la fotografa descriveva il suo lavoro: “Qualunque cosa io fotografi, io non disturbo il mio soggetto… io cerco di scattare una foto come parte di un insieme, come se avesse delle radici… cerco di collocarla nel passato o nel presente in modo da renderla perfettamente riconoscibile”.

L’indagine di Dorothea Lange tuttavia non si ferma al fotogiornalismo.
Le sue fotografie sono pervase da una profonda empatia verso i soggetti: il dolore e la disperazione di Florence sono immediate, un pugno nello stomaco per chi la guarda, anche ad anni di distanza e persino estrapolandola dal suo contesto specifico.
Tuttavia il soggetto non diventa iconico solo perché smuove nell'animo sentimenti comuni, il soggetto diventa icona perché è bello, perché estetico.
Affascinata dal movimento culturale della Nuova Oggettiva Tedesca, Dorothea Lange curava con estrema attenzione la composizione dell'immagine fornendo poi, in fase di stampa e di pubblicazione, precise istruzioni su quale dovesse essere il risultato visivo per il pubblico, come dimostrano le diverse versioni della stessa fotografia.

Spesso paragonata nel corso degli anni alle raffigurazioni della Vergine con il Bambino, Migrant Mother trasmette, in tutta la sua cruda durezza, la volontà di ricreare un’evidenza visuale attraverso un’immagine suggestiva, sulla base dell'idea che trasformando la sofferenza in un oggetto estetico questa divenga immediatamente comprensibile.
@Antonietta Usardi
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