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mercoledì 27 agosto 2014

Workflow digitale. Come trattare le foto dopo lo scatto. Lightroom 5. Curve e fotoritocco avanzato.

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di Marco Palladino 

Affronto un argomento su cui in rete potete trovare tutorial di ogni sorta. Mi limiterò a dare delle indicazioni generali, spiegare perché oggi utilizzo un determinato approccio all’elaborazione delle foto (approccio che è il mio e non è detto vada bene per tutti, né per tutti i generi). Da docente di fotografia, ho sempre cercato di spiegare i principi e i metodi ai miei allievi, non le regolette, e solo dopo i dettagli tecnici necessari. Una volta capiti i principi, come applicarli diventa piuttosto intuitivo.

Innanzitutto ho abbandonato completamente Photoshop (o meglio lo utilizzo soltanto per le finalizzazioni grafiche, dépliant o cartoline, sovrascritture, ecc., non per il ritocco delle immagini). Ritengo che uno scatto, se ben eseguito, con le giuste condizioni di luce ed esposto correttamente (non entro in altri aspetti che non competono la postproduzione), non richieda elaborazioni intensive, ovvero niente che non possa essere eseguito dentro Lightroom, che attualmente utilizzo come unico software di gestione/sviluppo/pubblicazione, arrivato alla versione 5.

IMG_0607

Una piccola digressione, il concetto di integrità delle immagini, come mi è stato ben esposto da un photo editor britannico con 30 anni di esperienza alle spalle, richiede che le foto non siano sottoposte ad una lavorazione che faccia loro perdere la forza e l’interezza del momento: “the honesty of the image and the integrity of the story depends upon capturing a situation as it is (...)”. Semplicissimo, quasi banale, ma ci passa la differenza tra chi qui da noi si sente un artista e quindi stravolge le immagini per renderle a tutti i costi "uniche" e chi si sente semplicemente un testimone e interprete di storie che devono essere raccontate, per renderle "vere".  L'overprocessing o ritocco eccessivo, che se agli occhi del profano rende un po' più belle le foto banali, decisamente invece uccide le buone foto. "The result is that you're losing the integrity and power of the moment. Per distinguersi dal brusio in verità si rischia di omologarsi e si perde il valore più vero della fotografia, come una bella donna che si copre di trucco.

Bisogna distinguere ovviamente tra un fotoritocco eccessivo nel senso che è eseguito con metodi distruttivi e un fotoritocco pur fatto con metodi non distruttivi che stravolge troppo una foto, ad esempio vignettature eccessive, chiaroscuri irreali.

Esempio di un’immagine con fotoritocco eccessivo, che abbiamo poi elaborato in maniera totalmente non distruttiva tramite Lightroom 5:

IMG_0945 (2)

Ora quindi restando fedeli a questi principi e in un’ultima analisi affidandoci alla bontà delle nostre foto per quello che sono, non concordo che le immagini così come escono dalla fotocamera vadano bene. Innanzitutto perché la fotocamera esegue un fotoritocco, e piuttosto grossolano, per produrre i suoi JPEG. Lo si può pre-editare, anzi le ultime fotocamere permettono addirittura di eseguire un ritocco in-camera sui RAW dopo lo scatto.

Quale che sia il metodo, che dipende dal fattore tempo (per un servizio fotografico composto di molte immagini di non particolare valore giornalistico oppure al contrario perché devono essere immediatamente inviate all’agenzia/editore, un editing veloce sarà preferibile), le immagini digitali DEVONO sempre essere sviluppate e ottimizzate. Quantomeno per conferire loro una curva caratteristica che le renda meno piatte, tipico problema delle immagini digitali. Ne abbiamo parlato in maniera tecnicamente più approfondita in questo articolo. Mentre sull’utilizzare i RAW oppure i JPEG si può leggere quest’altro articolo.

In questo senso Lightroom è sicuramente uno strumento migliore. Permette sia editing veloci su set di fotografie sia interventi mirati di maggiore spessore, come il dodge & burn, le correzioni locali, l’impiego di curve assai potenti. Lungi da me dire che solo con Lightroom si possono operare interventi non distruttivi, ovviamente non è così. Entrambi gli strumenti di editing permetto interventi di diverso tipo ma con Lightroom, lavorando questo solo sul RAW, se non si fanno assurdità, generalmente si rischia meno di alterare la qualità delle immagini a livello di pixel. Non entro troppo nel merito ma elenco le ragioni che secondo me rendono Lightroom preferibile a Photoshop (ragioni che non è detto valgano per tutti).

* Costa molto molto meno

* Utilizza archivi virtuali e non necessita di creare pesanti file .PSD o .TIF da archiviare

* Permette di lavorare più immagini contemporaneamente in modo più veloce ed efficace

* Dialoga con tutte le piattaforme di pubblicazione. I fotografi di Fotobiettivo poi sono facilitati in quanto utilizziamo un archivio fotografico dentro la piattaforma di Photoshelter (http://fotobiettivo.photoshelter.com) che è sincronizzato con Lightroom

* Ha tutti gli strumenti di pubblicazione necessari al fotografo, dalle gallerie web ai video ai libri, per quanto la sezione per la creazione dei libri lasci un po’ a desiderare (i formati sono vincolati a quelli previsti da Blurb e non si possono cambiare)

* Infine, argomento assai soggettivo, produce immagini migliori (benché secondo Adobe gli algoritmi di decodifica dei RAW siano identici).

Come procedo?

Prima ancora di arrivare al PC cancello diverse fotografie direttamente dalla fotocamera, sul campo. Questo procedimento che NON consiglio, soprattutto ai principianti, è per me il primo (e in ogni caso, se non è necessario, scatto molto poco, mi regolo come se utilizzassi ancora le pellicole).

Quando scarichiamo i nostri RAW nel PC avremo una cartella già con una prima selezione (ripeto, io butto “allegramente” le foto di cui non sono convinto, non perché carenti per la tecnica ma perché non confacenti alla visione che avevo in mente), avremo poi la possibilità dentro Lightroom di creare un’ulteriore cartella virtuale che conterrà la selezione finale per un determinato impiego. La forza di questo strumento è che ne possiamo creare quante ne vogliamo e non saranno fisicamente nel nostro disco. Possiamo creare copie virtuali e cartelle virtuali (chiamate ‘raccolte’) ad esempio in B&N e a colori, oppure per usi differenti, per la stampa o il web, per contenitori diversi (le foto editoriali ad esempio richiedono un approccio più conservativo).

Una volta creata la raccolta, aggiunte le parole chiave ed editati i metadati IPTC, sincronizzando tutte le foto scelte, si può procedere allo sviluppo vero e proprio.

Come mi regolo?

Semplice, ho creato degli interventi personalizzati (potete scaricare i plug-ins, ce ne sono a migliaia anche gratuiti, ma non saprete esattamente come agiscono, su quali parametri, se non a posteriori) utilizzando un criterio mentale per me funzionale, ovvero:

1) interventi di ottimizzazione generali che vanno bene su tutte le foto oppure su tutte le foto di un determinato genere. In linea di massima questi vanno a ottimizzare l’istogramma dell’immagine, comprimendo il più possibile la parte a destra (bianchi e colori chiari, alte luci) ed espandendo quanto basta la parte a sinistra (neri e toni scuri) per ampliare la gamma dinamica di questi. Perché sia necessario farlo si spiega con le caratteristiche specifiche di resa che ha il digitale che acquisisce la luce in modo molto diverso dalla pellicola (leggi articolo >>). Diamo un esempio che ripeto va bene per questa foto in particolare ma non per tutte.

lightroom5

2) Interventi di ottimizzazione avanzati, che riguardano in buona sostanza l’utilizzo della scheda “CURVE”. Questa ha due modalità, quella parametrica (che consiglio per ulteriori interventi di ottimizzazione generale laddove il file non sia perfettamente esposto, questa è preferibile invece di esagerare con i valori della scheda di base) e quella per PUNTI, che è la più importante per donare il contrasto giusto per ogni singola foto. Io tengo il valore contrasto della scheda di base addirittura a –100, preferisco usare le curve per tutto.

3) Interventi estetici mirati, ovvero dei predefiniti che aggiustano ad esempio la vignettatura, la divisione dei toni e altre cose che servono ad “abbellire” una foto ma non vanno applicati sempre e comunque.

IMG_0945 (2)

Fermarsi solo al punto 1) e velocemente il 2) può essere un buon modo per elaborare velocemente foto che dobbiamo consegnare presto, senza rinunciare ai vantaggi offerti dal RAW. Tuttavia se abbiamo pochissimo tempo è chiaro che i JPEG così come escono dalla fotocamera adeguatamente impostata o addirittura tramite i software specifici del brand (come ad esempio Canon Digital Photo Professional) sono da preferirsi.

©2014 www.fotobiettivo.it – marco palladino

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