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lunedì 10 dicembre 2012

Canon EF 17-40 f4 L Test sul campo, con EF 35mm 1.4 L e EF 20mm 2.8, Tokina 16-35, Sigma 12-24 – Quale super grandangolare scegliere per una fotocamera full frame?

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di Marco Palladino
17-40In rete si trovano moltissimi test anche autorevoli, come quelli condotti ad esempio da Photozone. Chi si accinge a un acquisto molto spesso non ha provato gli obiettivi che desidera, altrimenti non cercherebbe informazioni in giro, inoltre il valore aggiunto che cerchiamo di dare qui è proprio un’analisi dell’attrezzatura che sia sempre mirata e guidata, innanzitutto dall’esperienza come è ovvio ma soprattutto limitando le troppe variabili che incorrono nella scelta dell’ “ottica perfetta”.

Infatti i molti test scientifici rischiano di farci perdere di vista la cosa più importante: gli obiettivi vanno usati sul campo! A meno che uno non sia interessato al test in quanto tale, al fotografo scapato  alla fine interessa che l’attrezzatura risponda al meglio agli usi che intende farne. Obiettivi perfetti d’altronde non esistono e quelli che rasentano la perfezione sono molto costosi. Il Canon 24-70 2.8 L II e il Canon 70-200 2.8 IS L II sono degli zoom incredibili e certo ci risolvono al meglio gran parte delle situazioni fotografiche, laddove conviviamo con il peso e la spesa (4000 euro!). Tuttavia la perfezione per la quale siamo disposti a spendere tanto, spesso è “sprecata”. Il fotografo sa infatti che l’attrezzatura va valutata in base agli usi che ne fa e quasi sempre sceglie diversi obiettivi per i diversi usi. Chiaramente tra i fattori in gioco spesso ce ne sono diversi che non riguardano la qualità in senso stretto. Personalmente considero la portabilità (ingombro e leggerezza) e la versatilità di un obiettivo fattori altamente decisivi. C’è poi il costo, ovviamente.


In un altro articolo ho confrontato, sempre con immagini reali, il Canon EF 17-40 f4 L con il fratellino maggiore EF 16-35 2.8 L II. Quest’ultimo, sempre appartenente alla serie L (Luxury) della Canon si è rivelato un obiettivo sicuramente più performante, ma quando andiamo a vedere il suo uso reale, ad esempio in paesaggistica, dove lo stop di luce in più non serve, ed escludiamo le correzioni possibili in post-produzione, soprattutto se si scatta in RAW (deformazioni, vignettatura, aberrazioni cromatiche), le differenze si riducono a pochissimo. Aggiungi che il 16-35 costa il doppio, pesa di più e non ci risolve altre situazioni fotografiche dove, personalmente, trovo le ottiche fisse molto superiori, oppure preferisco gli zoom che coprono focali più utili (24-70mm), e quest’ultimo si rivela, pur essendo uno zoom eccellente, una scelta poco felice.
 
Utilizzo ormai come obiettivo tuttofare un Canon EF 35mm 1.4 L nell’ambito delle normali. Altri molto probabilmente utilizzano obiettivi zoom che coprono il range 24-100 o 28-100. Ovviamente parliamo di focali a 35mm o full frame. In ambito APS-c la focale è coperta dai vari 18-55, 17-85, 15-85, ecc. D’altronde laddove andiamo a utilizzare il 17-40 su formato ridotto o APS-c ecco che ci troviamo ad avere tra le mani un obiettivo completamente diverso. Utilizzato per due anni su una EOS 40D, questo obiettivo che copre una focale di circa 28-70 è risultato molto performante. Eliminando infatti i bordi estremi dell’ottica, il sensore ridotto tira fuori una grande qualità ottica dal 17-40 Canon. Anche a massima apertura, cioè F4, si ottengono risultati più che buoni, non altrettanto su full frame. Questo concorre sicuramente a un altro parametro, la versatilità di un obiettivo. Per chi possieda, come me, due corpi macchina uno a pieno formato e l’altro a formato ridotto, il 17-40 si presta a due usi molto diversi: zoom grandangolare spinto su full frame e zoom standard su APS-c. Esistono sicuramente zoom più spinti, come il Sigma 12-24, tuttavia 17mm è decisamente un angolo di campo molto ampio.
 
Dai test si evince che a 24mm il 17-40 si comporta molto meglio del Canon EF 24-105 F4 IS L, quindi molto spesso avere obiettivi che coprono lo stesso angolo di campo non è uno “spreco”. Se intendiamo fare un paesaggio e li possediamo entrambi, è chiaro che monteremo il 17-40 ma per tutti gli altri usi il 24-105 si rivelerà più comodo, non fosse altro che per lo stabilizzatore d’immagine.
Andando quindi per esclusione, restano pochi obiettivi così versatili, leggeri e con un ottimo rapporto qualità-prezzo che si possano utilizzare come grandangoli se pensati per full frame. Oltre al succitato Sigma 12-24, esiste ad esempio il Tokina AF 16-28mm f/2.8 AT-X Pro SD FX. Quest’ultimo sembra addirittura più performante del corrispettivo Canon, il 16-35 2.8 L II e costa molto di meno, circa 800 euro contro i 1300 del Canon. Ma come quest’ultimo pesa molto, e ingombra, inoltre non può montare i filtri se non con un complicato adattatore. In fotografia di paesaggio, malgrado i miracoli del digitale, i filtri servono eccome.
 
Il 17-40 monta i comodi filtri circolari da 77mm, più facili ed economici da trovare dei filtri 82mm necessari per il 16-35. Ha dalla sua, oltre a un costo inferiore, ingombro e peso ridotti, pur mantenendo la qualità costruttiva di un’ottica serie L professionale. Altre alternative a basso costo sono sicuramente il Samyang 14mm, un miracolo ottico da quanto si legge in giro, purché si sia disposti a rinunciare all’autofocus (anche all’assistenza elettronica nel fuoco manuale) e alla regolazione del diaframma nella fotocamera (e quindi alla lettura esposimetrica). Ma questo non è sicuramente un problema in fotografia paesaggistica. Come obiettivo dedicato, non credo che esistano rivali. Addirittura il Canon EF 14mm f/2.8 USM L II che costa quasi 2000 euro, il top del top, non arriva alla qualità del Samyang.
 
20mmSigmaCanonMa tornando al nostro 17-40, che abbiamo detto si presta a molteplici usi, pur coprendo diverse focali (che poi vengono testate tutte e concorrono al giudizio finale nei test di laboratorio), sul campo ci interessa solo in modo specifico. Alle focali più normali, come 28, 35 e 40, ci sono gran parte degli zoom standard che se la cavano molto bene, personalmente come detto utilizzo un 35mmm fisso, che poi con un passo indietro va bene anche come 28mm e volendo anche al posto del 24mm. A meno che non vi piaccia particolarmente questo tipo di angolo di campo, che io trovo poco significativo. Il 17-40 a ben vedere trova il suo perché, in ambito full frame, nel range specificamente grandangolare 17-24 e più ancora come zoom wide angle, ovvero intorno alla focale 20, dove gli zoom classici non si spingono.
 
La massima ampiezza di campo, in particolare, è la ragione per cui si monta un simile obiettivo, tuttavia dai test sembra che proprio a 17mm il Canon soffra parecchia perdita ai bordi. Solo ai bordi, perché al centro è nitido su tutte le escursioni focali e a tutti i diaframmi utili (da F4 a F13). Da F11 tutti gli obiettivi iniziano a comportarsi alla stessa maniera al centro e ai bordi e a perdere qualità su tutto  il rettangolo a causa della diffrazione. Dai test sembra che già a 20mm il Canon 17-40 riacquisti un comportamento più omogeneo, limitandone di fatto a 20mm l’uso ideale sul campo.
 
Ecco che a 20mm possiamo allora prendere in considerazione anche un’altra scelta, come il Canon EF 20mm 2.8 USM. Quest’obiettivo è alquanto vecchio, risale agli inizi degli anni 90. E’ uno dei molti fissi che la Canon dovrà rinnovare prima o poi, sperando che non faccia come con il 24, 28 e 35 f2, ovvero gli aggiunga lo stabilizzatore e lo venda al doppio del prezzo! Quest’obiettivo è stato parecchio criticato per la sua caratteristica saliente che è proprio il piano di messa a fuco curvilineo, adatto a un uso sul campo ma non con soggetti piatti come un muro (tipicamente un soggetto da test è piatto). Ciò lo ha penalizzato. Alcuni lo considerano anche migliore del 16-35 in paesaggistica, ovvero con diaframmi da F8 in poi. Lo proveremo presto e lo metteremo al confronto con il 17-40. Il Sigma 20mm 1.8 non è all’altezza dei due Canon e malgrado il prezzo basso non costituisce una valida alternativa.
 
Il 17-40, che costa intorno ai 600 euro, ha dalla sua, rispetto a qualsiasi fisso da 20mm una maggiore versatilità, lo si può infatti usare come zoom tuttofare su formato APS-C (EOS 600D, 60D, 7D). In verità anche il 20mm millimetri diventa un usabilissimo e interessantissimo 33mm 2.8 su APS-C! Il 20mm costa circa 400 euro, che non sono pochi, ed ha dalla sua un ulteriore vantaggio in termini di ingombro e peso. Non che il 17-40 sia pesante, ma certo il 20 è veramente più comodo.
 
Il nostro 17-40 dicevamo, vogliamo vedere come si comporta nel suo ambito più utile, partiamo proprio dai 17mm. Se su APS-C anche a F4 non si nota alcuna perdita, dai molti scatti eseguiti con la EOS 40D lo affermo con serenità, sul pieno formato in effetti inizia a degradare molto, sia come nitidezza che come deformazione (come tutti i grandangoli). Ma a 17mm questo obiettivo si usa per fare i paesaggi. Certo i paesaggi urbani sono una cosa diversa, ma lì occorrerebbe un’ottica decentrabile, come il Canon TS-E 17mm f/4 L. Vi presento quindi degli scatti pasaggistici a 17mmm con l’utilizzo di diaframmi chiusi, da F8 a F13 per verificare la perdita ai bordi. In fotografia di paesaggio la nitidezza da bordo a bordo è importante, in altri ambiti no.
 
Le foto sono moderatamente lavorate. Ovvero sono state corrette le aberrazioni, la vignettatura, la curva di luminosità ed è stato applicato un minimo di sharpening in fase di conversione (lo standard di Adobe Camera Raw). E’ la foto finita che ci interessa valutare infatti, comprendere se i limiti dell’obiettivo siano così pregiudizievoli da impedirne una stampa di grandi dimensioni e scontentare un cliente o i nostri amici. Ovviamente una buona tecnica fotografica minimizzerà i difetti e ci permetterà maggiore lavorazione in post-produzione. Errori del fotografo non devono essere confusi con i limiti dell’obiettivo.
 
_N5F3579NEW
a sinistra:
_N5F3579_crop_sx_su
Crop alto a destra:
_N5F3579_crop_dx_su
Crop 100% basso a sinistra:
_N5F3579_crop_sx_giu
Non abbiamo presentato gli angoli estremi, fino a quest’ultima. Non sempre questi sono importanti. Ecco un’altra foto:
_N5F3637NEW
Crop alto a sinistra (notare le “macchie di caffè” sul sensore della povera EOS 1Ds2!):
_N5F3637_crop_sx_su
Crop alto a destra:
_N5F3637_crop_dx_su
Crop basso a sinistra:
_N5F3637_crop_sx_giù

Cambiando soggetto quindi, con una diversa profondità di campo, è chiaro che alto e basso acquisiscono connotazioni diverse. L’angolo in basso a sinistra, estremo, dopo la lavorazione, mantiene molto dettaglio ai miei occhi, il diaframma è F13. Come immagine più da test, perché senza problemi di PDC presentiamo quest’ultima, che è meno interessante fotograficamente:

_N5F3610
crop alto sinistra:
_N5F3610_crop_sx_su
crop alto a destra:
_N5F3610_crop_dx_su
crop basso a sinistra:
_N5F3610_crop_sx_giu
crop basso a destra:
_N5F3610_crop_dx_giu

Ora, non so quale esperienza abbiate con i super-grandangolari ma a me sembrano immagini assolutamente buone. Noto con disappunto che, probabilmente, il mio esemplare perde maggiormente sul lato sinistro, una cosa che accade talvolta. I crop di destra presentano una caduta netta all’angolino estremo (insignificante), quelli di sinistra un ammorbidimento già da prima. Ma reputo che sia davvero poca cosa.

Presto aggiungerò un confronto diretto con il 35mm 1.4 ovviamente alla focale di 35mm e a 20mm con il Canon EF 20mm 2.8, non appena ne prenderò uno. Aggiornerò l’articolo con i risultati, per il momento non posso che sentirmi di consigliare il 17-40 per tutti gli ambiti di fotografia paesaggistica. Tra l’altro dagli esempi fotografici qui riportati, si evince come questa ottica regga molto bene il controluce, una sua caratteristica nota che la rende appetibile dai paesaggisti. Dover fotografare paesaggi senza potersi permettere un controluce infatti sarebbe come bere un cappuccino senza latte!

©2012 fotobiettivo.it / Marco Palladino – All rights reserved

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