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giovedì 27 settembre 2012

PHOTOSHOP CS6 e prova delle nuove potenzialità di Camera Raw 7.0

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di Marco Palladino

Sto provando da alcuni giorni la versione CS6 di Photoshop. Il motivo che mi ha convinto non è tanto legato alle nuove funzioni di Photoshop in sé, sicuramente utili miglioramenti (come ad esempio l’interfaccia per il ritaglio, notevolmente ampliata nelle funzionalità) quanto piuttosto l’ottimizzazione degli algoritmi di esportazione dei file RAW, di cui s’è detto molto, e le nuove funzioni di calibratura delle luci che il nuovo camera raw così come Lightroom 4 ha introdotto.
 
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E’ da diverso tempo che cerco di ampliare l’uso di Camera Raw ben oltre il semplice “sviluppo”, fondamentale ovviamente per tirare fuori il massimo da ogni scatto. Le ultime versioni del software sono state via via ampliate rendendo possibile in effetti al fotografo di passare il meno possibile dentro Photoshop. Ad esempio i filtri virtuali, utilissimi in fotografia di paesaggio, che nella versione 7.0 di ACR sono stati ulteriormente potenziati, nonché un toning molto accurato dei colori, ecc. fanno sì che in effetti l’uso di PS possa limitarsi a poche finalizzazioni essenziali.
 
La tecnica del “dodge and burn” ad esempio, ormai imprescindibile per i ritratti, così come l’ammorbidimento delle luci (in fotografia digitale lo trovo necessario nel 90% dei casi), obbligano all’utilizzo di strumenti assenti sia in ACR che in Lightroom.
cs6Le ragioni per cui vorrei eliminare quasi del tutto la fase photoshop sono presto dette: 1) minore tempo operativo nel workflow digitale e soprattutto 2) non dover archiviare i pesantissimi file lavorati (psd e tif). Quando il 90% del lavoro sta nel file raw, possiamo tranquillamente evitare di archiviare le bozze in psd e tenere il nostro lavoro dentro i comodissimi file RAW che non cambiano di peso, con una differenza notevole (il 10%, 25MB contro i 250MB dei psd o tiff).
 
Fino ad ACR 6 ero solito ogni tanto utilizzare due file RAW sovrapposti come “smart object” per intervenire su cose come il contrasto e i chiaroscuri senza perdere dettagli importanti. La gamma dinamica del RAW infatti è elevatissima e resta a 14bit fino a che non apriamo la nostra immagine (a meno che non scegliamo il formato 16bit in PS che  però sconsiglio vivamente, i file sarebbero ancora più pesanti). Lo strumento smart object è sicuramente una novità importantissima per interventi avanzati  sui file.
 
Dopo una serie di prove sugli stessi file, elaborati alla “vecchia” maniera (tra l’altro ACR 7 legge i vostri preset archiviati con una versione precedente e vi restituisce esattamente le stesse funzioni della versione 6, se con quella avete salvato il vostro RAW) ho deciso di sfruttare invece le grandi potenzialità del nuovo Camera Raw e tentare un intervento sul file master senza altre mascherature.
 
Dico subito che sono estremamente soddisfatto! Il nuovo ACR è davvero portentoso per quanto riguarda la gestione delle luci e delle ombre. A parte la possibilità di recuperare sovra/sotto-esposizioni assai più che nella versione precedente (ovvero sfruttando di più la latitudine di posa esistente nel RAW stesso) è proprio la morbidezza dei passaggi e la precisione degli interventi sulle ombre e sulle luci che rendono questo strumento formidabile.
 
Contrasto e chiaroscuro possono ora essere gestiti direttamente sul RAW con risultati alla pari se non superiori alle mascherature avanzate di Photoshop. Anche il “dodge and burn” si può ridurre solo ad alcuni casi e parti minime della foto, i chiaroscuri infatti sono elaborabili finemente dentro ACR 7. La paletta dei colori era già ottima prima. Restano solo alcuni piccoli interventi di finitura da gestire, come, nella foto che presento, un ritratto di reportage, dove si necessita un effetto flou ad ammorbidire le luci.
 
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Nell’immagine a destra potete vedere i parametri usati, abbastanza estremizzati, per ottenere un’immagine ad alto contrasto ma non a scapito dei dettagli. Non ci sono i soliti aloni che venivano generati invece con ACR6, che non era il massimo per questo.
 
Oggi il mio flusso di lavoro cambia radicalmente, con il piacere di poter finalmente liberare gli hard-disk dalle centinaia di gigabyte di bozze PSD e anche di riportare la post-produzione a qualcosa di più essenziale, meno grafico e più “fotografico” ancorché potente, come era una volta la camera oscura
 
Ricordo infine che con le stesse identiche funzioni e potenzialità potete utilizzare Lightroom 4. E dal momento che l’uso di Photoshop può essere limitato, il primo con tutte le sua altre funzioni appare sempre più come un software maggiormente idoneo a un fotografo.
 
© 2012 Marco Palladino – All rights reserved
 
28 SETT.2012. Aggiungo un altro esempio fotografico, stavolta “in blu”. Ho voluto provare le migliorie tecniche di ACR 7 (vedi anche articolo in cui metto a confronto questa foto con l’interpretazione precedente) in generale la possibilità di estendere la latitudine di posa del RAW grazie a un miglior algoritmo riprendendo un vecchio file scattato con una Eos 1D mark2, ottima macchina ma certo non l’ideale per i paesaggi. La foto è tecnicamente il meglio che si potesse fare, tirata al massimo verso le alte luci e ottimizzata in camera chiara, tuttavia l’istogramma sfora sia nei neri che nei bianchi. Il recupero con il vecchio Camera Raw era limitato. Con la nuova versione ho potuto fare un HDR semplice, con due esposizioni (sviluppate dallo stesso file) e sovrapposte con una semplice fusione di zone scure e chiare.
 
La foto sviluppata in ACR 7 tira fuori più dettaglio e colore dalle zone scure, che poi piaccia più o meno rispetto a una versione più semplice (vd. post)  è altro discorso, ma sicuramente l’ampliamento di latitudine possibile in CS6 è formidabile.
 
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© 2012 Marco Palladino – All rights reserved
 
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