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lunedì 5 settembre 2011

Valutare una foto pubblicata sul web a confronto della risoluzione necessaria per la stampa, meglio il monitor o la stampante?

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di Marco Palladino



L'avvento della fotografia digitale è un fatto sicuramente positivo e ha portato, oltre a una modalità nuova di acquisizione delle immagini, anche a una maggiore velocità di diffusione di queste, che per ovvie ragioni navigano soprattutto, grazie alla rete, su supporti prettamente digitali e quindi, gran parte delle volte, si fermano alla fase di visualizzazione sui monitor.

Se nell'utilizzo professionale il monitor è, in teoria, solo un'interfaccia di elaborazione, transitoria, in funzione della stampa, nell'uso più comune, e ormai anche in alcuni ambiti professionali, è diventato la fase finale per la fruizione della fotografia...

Tralasciamo per il momento il fatto ovvio, ma spesso ignorato, che ciascun monitor ha i suoi profili di colore, luminosità, contrasto, ecc., tutte cose che un tempo dipendevano, oltreché dalla buona tecnica, da una serie di variabili, tante da non poterle elencare, quali ad esempio il tipo di pellicola usata (ognuna avente una curva diversa per contrasto, colori, ecc.) o di un diverso processo o di una certa carta per stampa, senza contare le ottiche, ecc.

Elencare tutti i passaggi in cui analogamente si interviene sull'immagine digitale sarebbe lungo e resterebbe un arido elenco visto che ogni aspetto richiede una conoscenza specifica, ma è chiaro che a parità di acquisizione, elaborazione, ecc. è molto frequente che su un monitor un'immagine risulti molto diversa rispetto a un altro, vanificando gli sforzi del fotografo.

I monitor commerciali, tra l'altro, sono molto limitati quanto a resa dei colori

In generale, si può affermare che il monitor rispetto alla stampa sia l'interfaccia peggiore per cogliere la bontà di una foto finita, ovvero per osservare pesanti errori di tecnica quali messa a fuoco imprecisa o mosso e micro-mosso, laddove non siano intenzionali.

Infatti se è vero che una foto stampata a 10x15 cm non è sufficientemente grande da mostrare tali dettagli è pur vero che già la risoluzione del supporto a stampa, grandemente superiore al monitor, rende la stampa (se fatta correttamente) il vero banco di prova della fotografia.

Basti pensare che anche la stampa più commerciale non scende sotto i 240 DPI mentre i monitor si attestano tra 72 e 96 DPI, questi ultimi solo nei Mac e nei monitor professionali.


In parole povere, per avere lo stesso dettaglio sul monitor occorre visualizzare un'immagine 3-4 volte più grande di quella che avremmo da stampa, ovvero per una risoluzione pari a quella di una banale foto 10x15 cm dovremmo vederla almeno a 30x45 sul monitor, il che è già il massimo in circolazione. Ciò a dire che, pure guardando foto molto grandi sul web, queste hanno una risoluzione analoga a una stampa di piccole dimensioni.

Potete sperimentarlo voi stessi aprendo una foto qualsiasi in Photoshop e poi selezionando lo strumento "mano" e cliccando in alto rispettivamente sui pulsanti "Pixel reali" e "Grandezza di stampa", come nell'esempio che segue:


Qui vediamo la foto nella sua grandezza reale sul monitor, a 72DPI, la stessa foto però, se clicchiamo "grandezza di stampa", quindi a 240 DPI (default di PS) ci appare così:


Vediamo quindi in tempo reale quanto più grande debba essere la risoluzione in pixel di un'immagine per ottenere stampe di grande qualità. L'immagine usata nell'esempio tra l'altro non è tanto piccola, ben 1500px sul lato maggiore, decisamente superiore a tutte le immagini circolanti nel web.

Ovviamente questo discorso vale anche per tutte quelle situazioni dove si intende valutare la qualità di una fotocamera o di un'ottica sulla base di esempi a bassa risoluzione, senza contare che l'occhio è fortemente ingannato, ad esempio, dalla percezione di contrasto che può aversi sul monitor proprio per i diversi settaggi.

Aggiungo un esempio, limitandoci a un errore comune nella fotografia di paesaggio, che oggi sempre meno viene realizzata come dovrebbe, con la giusta pazienza, la scelta del momento giusto di luce, un sostegno solido, diaframmi chiusi e tempi lunghi (dato che la luce migliore è quasi sempre lontana dal mezzodì). La "pigrizia" di molti neofiti si traduce facilmente in imperizia solo perché effettivamente manca il banco di prova finale per le immagini, se queste vengono solo valutate a risoluzioni molto basse.

Ecco una foto finita, post-prodotta ed esportata per il web a una risoluzione di circa 800x533 px:


E' a tutti gli effetti una foto accettabile, vista così, l'occhio si sofferma soprattutto sul contrasto cromatico. Vediamo ora un dettaglio a pari risoluzione, cioè circa 900x600 px, un crop (ritaglio) della foto a piena risoluzione, quella che utilizzeremmo per qualsiasi stampa, anche un 20x30.


La postproduzione camuffa un po' il difetto di questa foto ma è chiaro che si tratta di una foto molto mossa (infatti è stata scattata intenzionalmente da un'auto) che difficilmente reggerebbe alla prova di stampa anche in formati piccoli. Si tratta ovviamente di un esempio molto marcato, quasi visibile anche nella prima foto, ma errori analoghi proprio se meno percettibili sono difficilmente rilevabili. Ovviamente è una foto che non mi sognerei mai di mettere nel mio portfolio.

Il rischio di tutto questo è chiaro: siamo abituati a vedere bellissime immagini sul web, in siti di fotografia, su Flickr, su Facebook, ecc. dove al massimo quello che si può apprezzare è la composizione, la scelta del soggetto, la luce, ecc. ma giammai se il fotografo ha commesso errori anche grossolani. In altre parole, gran parte delle belle foto che ci capita di vedere sul web potrebbero essere visibilmente scadenti una volta stampate anche su formati relativamente piccoli (es. un 20x30).

Il fotografo che pubblica immagini di questo tipo è di fatto "disonesto" nei confronti del suo pubblico, tanto più se intende presentarle come esempio della qualità che offre a potenziali clienti. Scegliere un fotografo per un servizio fotografico, limitandosi alla visione delle sue foto sul monitor, può rivelarsi un errore molto serio.

© 2011 Marco Palladino

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