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lunedì 26 settembre 2011

GUIDA ALLA SCELTA DALLA FOTOCAMERA DIGITALE - PARTE 2 - Quanti milioni di pixel mi servono? Scegliere il formato digitale giusto, differenze tra fotocamere reflex, prosumer e bridge

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di Marco Palladino

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GUIDA ALLA SCELTA DALLA FOTOCAMERA DIGITALE - PARTE 2 - Capire di quanti megapixel abbiamo davvero bisogno

Chi inizia a fare fotografia oggi potrebbe ignorare che la fotografia a pellicola, e come eredità anche la fotografia digitale, conosce diversi formati, ovvero diverse grandezze e proporzioni della pellicola o del sensore. L’avvento del digitale ha ulteriormente esteso il numero dei formati introducendo ad esempio il formato APS-c tra le reflex, più piccolo del 35 mm, o i sensori utilizzati dalle fotocamere compatte che sono ancora più piccoli. Quando si parla di formato non ci si riferisce solo alla grandezza del negativo, anche al rapporto tra i lati che questo può avere.

Molti, riferendosi alla fotografia tradizionale a pellicola, pensano soltanto al formato 35mm, quello più usato perché ovviamente era il più maneggevole, tra i formati a pellicola. Le fotocamere digitali reflex odierne sono una diretta eredità di questo formato, anche se con molti adattamenti (che vedremo), ma esistono altri formati più grandi (quindi con maggiore capacità di risoluzione).
C'è il medio formato, o 6x6 (ovvero 60mmx60mm) detto così perché intermedio tra il 35mm e il banco ottico, quest’ultimo da sempre appannaggio della fotografia professionale di qualità. Il medio formato conosce oggi anche il dorso digitale, ancora con costi proibitivi (20.000 euro circa), ma non è detto che in futuro le cose non cambino, come è avvenuto per il formato reflex che al suo esordio costava cifre altrettanto folli.

Celebre fotografia di Ansel Adams ottenuta sul grande formato
La caratteristica più importante del medio formato è la possibilità di cambiare il dorso posteriore, dove c’è la pellicola oppure il sensore digitale. La pellicola infatti è del formato 120 e a seconda dell’apparecchio si possono ottenere negativi di 4.5x6, 6x6, 7x6 oppure 9x6 centimetri. Un negativo grande circa 5-6 volte più del tradizionale formato 35mm contiene molte più informazioni e da questo si possono ottenere ingrandimenti maggiori senza evidenziare la grana della pellicola.

Sono ancora oggi le macchine da ripresa dei professionisti ma la grande risoluzione raggiunta dagli ultimi sensori full frame ha fatto cambiare sistema a molti di questi, si pensi ad esempio all’ambito dei matrimoni. Le medio formato Possono essere reflex o a telemetro. La vera differenza sta nel tipo di pellicola che viene usata. Questi apparecchi hanno le ottiche intercambiabili e vengono solitamente impiegati per foto in studio, servizi di moda, cerimonie, matrimoni, still life, foto pubblicitaria.

Ricapitolando, questi sono i formati oggi esistenti:
SLR (SINGLE LENS REFLEX), MANUALE o AUTOMATICA, tradizionalmente montano pellicole da 35mm (nel digitale montano sensori da 35mm oppure ridotti (APS-C) da 26cm)

COMPATTE, MANUALI o AUTOMATICHE, tradizionalmente montano pellicole da 35mm (nel digitale montano sempre SENSORE RIDOTTO DA 21 CM)

MEDIO FORMATO O 6X6 (MA ANCHE 4,5X6, 7X6, 9X6..altezza fissa), la vera macchina professionale prima che il formato 35mm divenuto popolare fosse utilizzato in ambiti elevati soprattutto per il reportage (maggiore portabilità), ancora d'obbligo per la moda (cartelloni) e la fotografia paesaggistica (alcune riviste di spicco non accettano formati inferiori). Sono in commercio da poco i banchi 6x6 digitali.

BANCO OTTICO, due piastre (pellicola + obiettivo) montate su un binario centrale collegate da un soffietto. Si può variare sia l'angolazione del piano della pellicola che di quello dell'obiettivo, con variazioni prospettiche e alterazione dell'immagine



Nel panorama digitale odierno quindi, se escludiamo il medio formato digitale che resta appannaggio degli studi professionali o di specialisti (ad esempio chi lavora seriamente sulla fotografia di paesaggio), ci troviamo di fronte a una pletora di scelte, molte delle quali purtroppo dettate solo da esigenze di mercato che tendono a differenziare eccessivamente l’offerta per catturare ogni fascia di pubblico e di “tasche”. Basti pensare che se un tempo le fotocamere compatte montavano comunque tutte la pellicola 35mm, e molte si limitavano a un’ottica fissa di ottima qualità, come un 28 o 35mm, oggi già soltanto pensando alla grandezza del sensore abbiamo almeno 3 tipi diversi di supporti d’acquisizione d'immagine, dai piccolissimi sensori delle compatte, passando per gli APS-c delle entry level reflex, fino ai full frame delle professionali reflex, senza contare tutti i vari formati "fuori formato" come il quattro terzi della Olympus.

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Inoltre, oltre la dimensione, è cambiato anche il rapporto tra i lati. Le vecchie compatte a pellicola montavano pellicola 35 mm e mantenevano il rapporto reflex 3:2 (ad esempio per stampe 10x15 cm o 20x30 cm) mentre le compatte odierne hanno un formato 4:5 (ad esempio per stampe 20x25). Le reflex APS-c fortunatamente mantengono lo stesso rapporto delle reflex full-frame, il 3:2, salvandoci da ulteriori grattacapi.
Possiamo distinguere diversi tipi di fotocamere digitali:
(1) FOTOCAMERE GIOCATTOLO (es. LOMO)
(2) ULTRACOMPATTE
(3) INTEGRATE (cellulari, webcam, ecc.)

(A) COMPATTE O "POINT AND SHOT

(B) BRIDGE (a metà tra compatte e reflex)

(C) PROSUMER (compatte con funzionalità reflex, es. Canon PS G12 o Nikon P7000)

(D) dSLR (digital SINGLE LENS REFLEX):

1) ENTRY LEVEL (Eos 1100D, Nikon D3000)
2) AMATORIALI (Eos 600D, Nikon D5000)
3) AMATORIALI EVOLUTE (60D, Nikon D90)
4) PROSUMER (Eos 60D, Nikon D7000, D300)
5) SEMI-PRO APS-C (Eos 7D, Nikon D300s)
6) SEMI-PRO FULL FRAME (Eos 5D, Nikon D700)
7) PROFESSIONALI TOP (Eos 1D, 1Ds, Nikon D3x)





Non ci stancheremo di ricordare che mai come oggi la scelta della fotocamera è del tutto secondaria, o meglio deve essere subordinata ad altri fattori quali il parco ottiche che la fotocamera può montare, la compatibilità con obiettivi e accessori di terze parti, ecc. Di fatto ci si concentra sull’acquisto iniziale, dimenticando che (purtroppo) la fotografia anche amatoriale se deve darci qualche soddisfazione richiede altri investimenti in attrezzatura che non sia la sola fotocamera.


Da test eseguiti con accuratezza, risulta evidente come una fotocamera di fascia bassa, se usata con perizia e in associazione ad obiettivi di alta qualità ottica e ai giusti strumenti di lavoro (ad esempio il treppiede), sia perfettamente in grado di produrre immagini di altissima qualità al pari delle fotocamere professionali, la cui scelta avviene soprattutto, da parte dei professionisti, per l’affidabilità, la resistenza e tante altre caratteristiche necessarie a chi ne fa un uso intensivo, il professionista appunto, che possono essere del tutto inutili per il fotoamatore. Inoltre la gran parte degli utenti, non utilizza al massimo le potenzialità della strumentazione digitale, spesso quindi un collo di bottiglia viene applicato al procedimento di lavoro tale che non si possono notare differenze tra uno strumento professionale e uno di base. Si pensi ad esempio alla lavorazione a 8 bit o 14 bit, ovvero la compressione jpeg o l'elaborazione del RAW (negativo digitale), come chiarito in questo articolo >>>

Avrete certamente notato come negli ultimi anni la “corsa ai megapixel” si sia fermata. Un ultimo aggiustamento della Nikon, ad esempio, che si è attestata intorno ai 16 milioni di pixel, ha segnato un po’ l’appianamento di una differenza in megapixel che, solo commercialmente parlando, portava acqua alle fotocamere Canon con i vari (eccessivi) 18 milioni di pixel (dalla semi-pro 7D fino alla commerciale 600D).

Cerchiamo di capire perché la Nikon ha considerato, per anni, la quantità di 12 megapixel più che sufficienti e perché in generale troviamo che le macchine professionali hanno una quantità di fotodiodi (i ricettori di luce che sono sul sensore, ognuno dei quali costituisce un pixel di immagine) addirittura minore a quelle economiche, o comunque sempre una densità minore (ovvero meno pixel per cm quadrato).


Ancora oggi una fotocamera semi-professionale da 10 megapixel (ad es. la Eos 40D) presenta una capacità risolutiva maggiore di una fotocamera compatta o (peggio) di un cellulare da 10MP, perché? Semplicemente perché la qualità e il dettaglio, a parità di pixel, è superiore, ma anche se questi fossero la metà. La foto infatti si realizza, oggi come ieri, gestendo diversi aspetti di cui la risoluzione, come momento di acquisizione, è solo una. Molto più importante è la risoluzione finale, ovvero quanto dettaglio riusciamo a cogliere in una foto una volta stampata in formati molto grandi. Senza contare che sempre meno l'utente di base stampa le fotografie e si limita invece a guardarle a video, dove in verità basterebbero immagini da massimo 3 milioni di pixel...vedi questo articolo >>>

Provate a guardare, anche sul monitor, una foto scattata con una fotocamera compatta magari ad alti iso, vi accorgerete che ingrandendola al 100% il dettaglio tende a confondersi, l’immagine appare solitamente molto meno nitida. In questo caso la risoluzione in pixel non aiuta, anzi, il rischio è che troppi pixel su un sensore piccolo e non di grande qualità, amplifichino soltanto difetti e vizi della fotografia appena scattata.

Tra le cose che contano molto nella “percezione” di risoluzione, se escludiamo ovviamente l’elemento umano (importantissimo e purtroppo trascurato), ovvero la capacità del fotografo di scattare correttamente, c’è sicuramente il sistema di messa a fuoco automatico. L’autofocus delle reflex di fascia alta è quasi sempre più veloce, preciso e capace di funzionare molto meglio anche con ottiche meno luminose o in condizioni di poca luce.

Insomma non fatevi ingannare da venditori disonesti o semplicemente ignoranti: un cellulare con 8MP non potrà mai fare foto comparabili a una qualsiasi reflex di pari risoluzione, e neanche se ne avesse la metà!

Perché molti pixel non sono sempre un bene:
Già con 8 megapixel si possono riprodurre stampe di 45x30cm ad alta risoluzione, quindi non abbiamo bisogno di troppi pixel

Il sensore ha uno spazio limitato quindi più pixel significa più punti fotosensibili per Cm2, ovvero pixel più piccoli e meno luce per ogni fotosito quindi meno dettaglio e colori

Troppi pixel generano disturbo dell’immagine (“rumore”), gli sgradevoli puntini.

Troppi pixel amplificano i difetti delle ottiche o gli errori del fotografo senza dare più risoluzione

La stessa quantità di pixel su un sensore ridotto (aps-c) o su un pieno formato (full frame o ff) danno la stessa risoluzione ma una diversa qualità per i suddetti motivi (ricettori/spazio)

La capacità risolutiva dei sensori attuali eguaglia o sorpassa ormai la pellicola, il limite a questo punto è dato dalle ottiche che se non sono abbastanza risolventi (quelle costruite all'epoca della pellicola infatti iniziano a presentare diversi limiti col digitale) non permettono di sfruttare la risoluzione del sensore che piuttosto amplifica i difetti delle ottiche e/o gli errori del fotografo



Abbiamo quindi capito che questi pixel, su cui tanto insiste il marketing, sono l’ultima delle nostre preoccupazioni, tanto più oggi che anche le compatte più economiche hanno almeno 8 MP. Allora come scegliere la fotocamera giusta per noi? Innanzitutto domandiamoci quale uso voglio fare della macchina fotografica digitale. Sembra una domanda banale, ma non lo è. Molti, infatti, si lasciano attrarre dall’oggetto, dalle funzioni avanzate, dalla chiacchiera del negoziante, senza tener conto delle proprie reali esigenze, che sono poi quelle che contano:

Foto in famiglia: va benissimo una fotocamera compatta in grado di funzionare in completo automatismo. La risoluzione non conta. Con una macchina da 6 megapixel si possono stampare in casa le foto, in grande formato, senza perdita di qualità. Oltretutto, una compatta riempita di pixel è spesso meno veloce, perché i file sono più grandi e pesanti.

Viaggi: possiamo scegliere tra una compatta “bridge” e una piccola reflex. A vantaggio della prima l’estensione maggiore dello zoom, l’assenza del problema della polvere sul sensore, la grande profondità di campo. La reflex è più versatile, più veloce, più ergonomica. Offre un vasto corredo di ottiche e accessori e produce foto di qualità più elevata, specialmente quando si scatta con alti valori di sensibilità ( ISO ).

Caccia fotografica e sport: qui non c’è scampo, e preparatevi a spendere abbastanza. Una fotocamera reflex ovviamente, dotata di autofocus veloce e raffica di scatto, ma non basta. Teleobiettivi spinti, che sono costosi, e un cavalletto solido (o un monopiede) devono essere nel vostro corredo.

Reportage metropolitano (street photography):
meglio una reflex, anche economica, per gli interni, i soggetti in movimento, la qualità delle foto. Certo, una buona compatta è più discreta e può essere una valida alternativa, a patto di accettarne i limiti (risposta più lenta, zoom impreciso, rumore nelle foto alzando gli ISO). Utili in questo ambito (e usate anche dai professionisti) le prosumer.

Aspiranti professionisti o fotoamatori evoluti: per fare pratica qualsiasi a reflex digitale, anche economica, anche di seconda mano, è l’ideale. E’ pratica, ha una risposta veloce in tutte le situazioni e permette di mettersi alla prova con tutte le ottiche e perciò di trovare il “proprio stile”.

Consiglio finale: smettete di arrovellarvi il cervello sulla tecnologia, cercate di risparmiare il più possibile all'inizio sull'acquisto dell'attrezzatura, perché ancora non sapete bene che tipo di fotografia vi piace praticare, magari rivolgetevi all'usato. Investite su voi stessi...il 99% dei limiti delle immagini di chi inizia è dovuto al...fotografo, non alla fotocamera! Senza dimenticare che la fotografia a livello amatoriale deve essere un hobby divertente, non il conseguimento di un risultato a tutti i costi.

© 2011 Marco Palladino - All rights reserved

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